Nel buio che scatta alle 21 in punto, fra spettatori in ritardo che cercano a tentoni il loro posto, entra in scena Tobia Poltronieri. Il cantautore veronese, alias Tobjah, apre la serata presentando il suo nuovo lavoro Casa, Finalmente, cantando un brano a cappella che riesce subito a catturare l’attenzione degli astanti, e raccontando, tra un brano e l’altro e sorsi di vino rosso, la genesi del disco.

Quando entrano in scena Iosonouncane e Paolo Angeli l’atmosfera è quella che precede un rito di iniziazione, con un silenzio carico d’attesa. improvvisamente lo spettatore ha la netta sensazione di iniziare un cammino per entrare in una dimensione sonora straordinaria dalla quale uscirà profondamente cambiato. Lo spettacolo ha inizio.

Il servizio fotografico della serata è stato realizzato da Marco Di Donna (Instagram).

Iosonouncane e Paolo Angeli, un’orchestra folk d’avanguardia

Visivamente, i due artisti occupano ognuno la metà del palco, Paolo a destra e Jacopo a sinistra, ognuno con il proprio mondo disvelato ad opera dei loro strumenti, ognuno con la sua personale estetica a connotarlo.

Jacopo Incani, in arte Iosonouncane, serio nei suoi abiti anonimi e immerso tra sintetizzatore e chitarra, con una voce potente e perfetta che smette i toni più acidi dei suoi dischi per sottolineare quelli più caldi e pieni, propone dei brani riarrangiati dai suoi due lavori, DIE (2015) e La Macarena su Roma (2010). Questi dischi, profondamente diversi dal punto di vista concettuale e compositivo trovano, nell’incontro con Paolo Angeli, una forma nuova e inaspettata, come nel caso della bellissima Carne.

Paolo Angeli, con un candido ciuffo ribelle, a piedi nudi e con una maglietta a righe da marinaio, ha un’aria da creatura fiabesca. Il musicista imbraccia il suo prezioso strumento magico, la “chitarra preparata” a diciotto corde, a metà fra violoncello, chitarra baritono e percussioni, in grado di produrre un’impressionante gamma di suoni e di evocare atmosfere lontane anni luce tra loro.

Jacopo e Paolo, nel loro incontro, fondono talenti, influenze musicali e personalità, riuscendo a creare un essere unico che si nutre delle radici comuni, quelle profonde della terra natale, la Sardegna, e quelle condivise della città di adozione, Bologna, luoghi apparentemente distanti ma entrambi fondamentali nella formazione dei due artisti.

Nelle suite che compongono la loro performance, interrotte soltanto da lunghi applausi del pubblico e dai ringraziamenti sentiti dei musicisti, si succedono rivisitazioni dei propri brani, complesse e ipnotiche improvvisazioni strumentali d’avanguardia e compare la tradizione sarda dei cantadores nelle voci dei due che cantano ciascuno un brano nella lingua sarda.

Il tessuto musicale è denso e carico di atmosfere che richiamano i suoni del mediterraneo e dei musicisti che hanno influenzato e ispirato i nostri: risuonano così eco manifeste e altre più nascoste, tutte indispensabili a creare quella sinfonia che fonde elettronica e folk, avanguardia e tradizione. Ecco che distinguiamo i Radiohead con Scatterbrain, Fabrizio De Andrè di Amico fragile e fa timidamente capolino Lucio Battisti di Anima Latina, la cui impronta appare forte in DIE. Infine appare, in un soffio, il più grande ispiratore di Iosonouncane, Lucio Dalla, che sembra rievocato dalle note fischiate che chiudono questa straordinaria esibizione.