AimaD, il nuovo fenomeno trap che canta la purezza di un mondo interiore
Giovanissimo, viso pulito e una viscerale passione per la musica. È questo Damiano Bonaventura Casicci, in arte AimaD, nuovo volto che, da Terni, si affaccia verso il genere del momento, la trap. Arriva dalla provincia ma sogna le grandi metropoli come Milano, città che fa da sfondo al suo nuovo video per il singolo Rolling Stone (ABNormal Records), e si pone in netta antitesi con le tematiche musicali odierne.
Sesso, droga, soldi, violenza. Tutti elementi che non figurano nella produzione di AimaD che, a conti fatti, resta un artista puro che non scende a compromessi pur di cavalcare l’onda del momento. Gioia, libertà e forza interiore sono i valori rintracciabili nelle canzoni di Damiano che ha fatto dello storytelling una vera e propria personale evoluzione stilistica.


Rolling Stone è l’ultimo singolo che anticipa l’uscita del suo album di debutto, La follia dell’esistere, uno sguardo profondo sulle emozioni e il mondo interiore di AimaD. 11 brani che raccontano di un ragazzo che non si accontenta, ma che vuole dimostrare di avere tanto da dire ed ha bisogno di farlo.
L’intervista
Sabrina Spagnoli: Come ti sei avvicinato al mondo della musica? Quando hai capito che questa poteva essere il tuo futuro?
È stata un’attrazione naturale, la musica ha sempre fatto parte della mia quotidianità. Prima di intraprendere questo percorso giocavo a calcio, mi ha fatto provare emozioni indimenticabili. Ho capito che doveva essere il mio futuro quando forse queste ultime emozioni sono state superate dalla musica, ho provato e provo qualcosa di veramente inspiegabile. Quando scrivo, quando sto sopra ad un palco, mi sento pieno di luce. Non ho mai provato niente di simile.
Oggi la trap è molto “di moda” soprattutto tra i giovani. Come si è arrivati a questo fenomeno, e cosa rappresenta per il pubblico più giovane?
La chiamo “evoluzione”, se prima andava di moda l’underground ora va di moda la Trap. La differenza sta nel contenuto e nella musicalità, la Trap richiama il fomento da parte dei giovani che l’ascoltano attraverso il beat ed il testo (il primo più complesso dal vecchio genere, il secondo in certi casi più semplice, diretto e spesso travestito). La Trap ha cambiato un sacco di cose, dalla scrittura al mercato. Con molti pro e molti contro, sono contento che anche l’Italia si stia migliorando in questo ambito.
La trap, generalmente, è uno stile che tratta tematiche il più delle volte legate ai soldi, la droga, la criminalità, in sostanza la vita di strada. Cosa e quali elementi ti contraddistinguono dal panorama attuale?
Vivo in una città dove né io né secondo me nessun’altro può affrontare questo tipo di tematiche in maniera profonda, qua la strada che raccontano i nostri colleghi non c’è. Gli elementi che mi contraddistinguono sono la purezza e la decenza.
Spesso quando ci si vuole imporre nel mondo della musica, è inevitabile essere influenzati, più o meno, da artisti che si ammirano o che ci hanno trasmesso qualcosa di particolare. Spesso è il messaggio di una canzone che rispecchia il nostro vissuto, il nostro pensiero. Quali sono gli esponenti, gli artisti, che hanno contribuito alla tua crescita artistica?
Ascolto di tutto, nel genere ho due punti fissi, Eminem e Fibra. Artisti diretti, con la piena consapevolezza delle loro capacità e del loro essere, gli ho sempre tenuti da esempio sia per il lato artistico sia per il lato umano. La mia crescita artistica è stata determinata da uno “studio” ampio, nelle mie playlist c’è di tutto e di più.


Hai affermato che ciò che ti spinge a scrivere è un’esigenza di comunicare quello che è il tuo mondo interiore. Eppure nel mondo esteriore, purtroppo, è maggiormente apprezzato il superficiale, non certo l’interiorità. Non hai paura ad affacciarti verso un mondo, come quello di oggi, che potrebbe non prestare attenzione alle tue emozioni e quello che hai da raccontare?
No, credo in quello che faccio, il superficiale lo lascio agli altri.
Parliamo del tuo disco d’esordio di prossima uscita, La follia dell’esistere. Come nasce questo titolo? E che ruolo ha avuto la tua città natale, Terni, per la stesura di questo lavoro?
È nato da un tema sulla follia che scrissi a scuola, Terni è stata importante dal punto di vista della speranza è della voglia di voler cambiare un ambiente ormai morto da anni.
Lo storytelling è la base del tuo album. Quanto pensi sia importante oggi “raccontare” qualcosa, una storia, un’emozione? La musica, secondo il tuo punto di vista, è più arte nel suo senso intrinseco, è una via per mettere in luce sentimenti e denunciare, o è una commistione di entrambi questi aspetti?
La musica è piena di soggettività ma resta a parer mio oggettiva sotto determinati punti, chi lo fa solo per farsi notare non è che dovrebbe smettere, anzi, rispetto il lavoro di tutti.
Dipende dal modo con cui lo fai. Per me la musica è libertà, mi sento libero di esprimere le mie emozioni anche se oggi ciò viene messo in secondo piano.
Uno dei singoli che anticipa “La follia dell’esistere” è “Il cielo con c’è”. Ascoltandola mi ha colpito la frase “In questo mondo dove il cielo non c’è”, appunto. Ti andrebbe di spiegarmela?
Il cielo per l’uomo è come quella linea che ci separa dall’infinito, infiniti sono i sogni, infinito è l’amore. Parla appunto di una ragazza, e senza questa ragazza è come se tutto questo non ci fosse, sono un amante del celestiale e senza di lei persi quella voglia di sognare, di andare oltre, senza di lei appunto Il cielo non c’è.
Ti pongo una domanda volutamente provocatoria. Oggi la trap è in auge, ma un domani in cui il genere potrebbe accusare una flessione, saresti in grado di reinventarti musicalmente? Spesso molti artisti cadono nell’errore di “riproporre” sé stessi anche quando i tempi cambiano…
Come già detto, non ho mai avuto un pensiero musicale monotono, punto sempre all’originalità. Perciò credo che sarà difficile fermarmi per un discorso di genere.
Il debutto del tuo album segnerà un nuovo punto di partenza: lasciare la provincia per approdare nelle metropoli. Come affronti e ti prepari a questo momento? Hai paura che possa cambiare o in qualche modo influenzare la tua musica in futuro
Più che influenzare secondo me contribuirà alla mia evoluzione, non ho paura di niente, sono pronto a tutto.
Sabrina Spagnoli