È la sera del 4 maggio, siamo all’Atlantico Live di Roma. Dopo Bologna, Milano, Torino, Genova, Firenze e Venezia, questa è la data conclusiva del tour Il fuoco in una stanza dei The Zen Circus, una delle band più importanti e longeve della scena indie italiana, una di quelle che continua a fare rock in mezzo a tanto dilagante e spesso effimero it-pop.
Sono le 21, la sala è ancora semivuota quando arrivano puntuali i La Notte, il giovanissimo gruppo fiorentino a cui è stata affidata l’apertura. Sono cinque ragazzi – voce, basso, due chitarre elettriche e batteria – che suonano un alt-pop-rock molto fresco e hanno già due album all’attivo. Sotto il palco sono assiepati tanti ventenni, liceali e universitari, tante ragazze, che si accendono e cantano sulle note del singolo “Volevo fare bene”. Alle 21.30 i La Notte si congedano, mentre la sala continua a riempirsi. Ai ventenni si aggiungono tanti trentenni e quarantenni, qualcuno ha ancora gli abiti da ufficio, si vede persino qualche famiglia con bambini al seguito. In un attimo si fanno le 22 ed ecco che si spengono le luci.
Ad un certo punto risuonano le note di Il cielo in una stanza di Gino Paoli – un preciso riferimento al titolo dell’album e del tour, Il fuoco in una stanza– il pubblico canta all’unisono e invoca gli Zen che finalmente arrivano sul palco. Sono il frontman Andrea Appino vestito di scuro, il batterista Karim Qqru a torso nudo come da tradizione, lo storico bassista Ufo (Massimiliano Schiavelli) e l’ultimo acquisto Francesco Pellegrini, detto “Il Maesto”, alla chitarra.
Il servizio fotografico della prima serata è stato realizzato da Andrea Cavallini (Facebook | Instagram).
Gli Zen partono con Catene, singolo tratto dall’ultimo album che incontra l’entusiasmo del pubblico. Inizia anche ad animarsi la scenografia, costituita da giochi di luce laser che cambia colore e forma motivi a tempo di musica. Durante la serata si alternano i brani dell’ultimo album ai classici del Circo Zen. Ci sono i pezzi più ritmati, come Vent’anni, Ilenia, La teoria delle stringhe, che permettono agli Zen di saltare, correre sul palco, scambiarsi di posto più volte, sprizzando energia da tutti i pori. Ma la voce roca di Appino sa anche emozionare con struggenti ballad come Non voglio ballare, Il fuoco in una stanza, L’anima non conta, Caro Luca. Non possono mancare i vecchi Zen, quelli caustici e ironici di Andate tutti affanculo, I qualunquisti, Figlio di puttana, Canzone di Natalee, in chiusura tra il tripudio generale, Viva.
All’inizio del concerto Ufo aveva invitato il pubblico a fare più casino possibile e il pubblico ha risposto egregiamente. Per circa due ore si è cantato, si è ballato, si è urlato, ci si è commossi. È stato un live intenso, con una grande varietà musicale e tematica, capace di toccare corde diverse, di parlare tanto ai nuovi fan, quanto ai veterani.
La forza di The Zen Circus sta nell’essere sempre diversi e nel contempo sempre fedeli a sé stessi, nell’evoluzione che va al di là dei trend del momento. Perché, come canta Appino in una traccia dell’ultimo album che si intitola Il rosso e il nero, “delle mode sbatte il cazzo”.
Scaletta
- Catene
- Canzone contro la natura
- La terza guerra mondiale
- Vent’anni
- Non voglio ballare
- Il fuoco in una stanza
- Andate tutti affanculo
- Low-cost
- Ilenia
- Sono umano
- Il mondo come lo vorrei
- L’egoista
- La stagione
- Pisa merda
- I qualunquisti
- La teoria delle stringhe
- Ragazzo Eroe
- Figlio di puttana
- Canzone di Natale
- Nati per subire
- L’anima non conta
- Questa non è una canzone
- Caro Luca
- Viva