Giovanni Truppi – Poesia e Civiltà // Villa Ada – Roma Incontra il Mondo 2019
Il servizio fotografico della serata è stato realizzato da Alessandra Spagnoli (Instagram).
Dopo l’anteprima al Mi Ami Festival 2019 di Milano, è partito da Napoli lo scorso 15 giugno, il tour estivo di Giovanni Truppi organizzato da Ponderosa Music&Art. Il tour Poesia e Civiltà, che proseguirà fino a settembre ospitato dai principali festival italiani, giunge a Roma in occasione di Villa Ada – Roma Incontra il Mondo. Ad accompagnare Giovanni Truppi sul palco del festival capitolino, troviamo Paolo Mongardi (batteria), Giovanni Pallotti (basso), Daniele Fiaschi (chitarra), Duilio Galioto (tastiere) e Nicoletta Nardi (voce e tastiere).
Truppi, recentemente vincitore del Premio MEI – PIMI 2019 come Miglior Artista Indipendente dell’Anno, è un polistrumentista e cantante che per stile e liriche rievoca i grandi del cantautorato italiano degli anni ‘70, ma che al contempo si fa interprete e capofila di un modo di scrivere e comporre del tutto inedito. La sua forma canzone è profonda, provocatoria, complessa, imprevedibile e mai banale.
Il tour prende il nome dall’omonimo primo lavoro del cantautore con una major (Virgin Records / Universal Music), un album di 11 brani inediti scritti da Giovanni Truppi, tra cui il primo estratto L’unica Oltre L’amore e il nuovo singolo Borghesia, che prende spunto dal romanzo di Edoardo Albinati intitolato La scuola cattolica.
«Ho cercato di basare questo disco su quello che è più importante per me in questo momento l’identità, la vita adulta, la bellezza, il modo in cui scegliamo di porci nei confronti degli altri e quindi il rapporto con la società. Tutti concetti che mi appassionano anche per via della grande fase di ridefinizione che stanno attraversando in questo momento storico. La poesia e la civiltà sono i punti cardinali verso i quali tendono tutti gli elementi di questo lavoro (gli argomenti delle canzoni, il lessico, gli arrangiamenti e la produzione), la scelta del titolo scaturisce da qui. Nel mettermi al servizio di questi due principi ispiratori ho sentito l’esigenza di abbandonare il linguaggio dei miei lavori precedenti e di costruirne uno nuovo, che rimandasse a una scrittura più classica e meno anarchica e spigolosa.»