Gilmour torna con un nuovo singolo: Yes, I have ghosts. Ed è pura poesia
A 5 anni dall’uscita del suo precedente album di inediti – lo splendido Rattle That Lock del 2015 – David Gilmour ha finalmente pubblicato un nuovo singolo, Yes, I have ghosts. Il brano, impreziosito dalla collaborazione con la figlia Romany – che suona l’arpa e la cui voce si intreccia magnificamente a quella del padre durante i cori – è da pochissimi giorni disponibile in radio e in digitale (disponibile qui).
Si tratta di una splendida ballata folk in punta di dita, un’opera preziosa, ispirata ed elegantissima, e fin dal primo ascolto ci si accorge che si tratta di uno straordinario omaggio, sussurrato e sospeso in un tempo senza tempo, a Leonard Cohen – che non a caso appare come personaggio in A theater for dreamers, il nuovo romanzo di Polly Samson (pubblicato da Bloomsbury) che ha dato a Gilmour l’ispirazione per il brano. Ambientato nell’isola greca Hydra nel 1960, A theater for dreamers racconta le giornate di una comunità boema espatriata composta da poeti, pittori e musicisti, tra i quali un venticinquenne Leonard Cohen in visita sull’isola.
La nascita di Yes, I have ghosts
Inizialmente la melodia del brano Yes, I have ghosts era stata resa disponibile solo per l’audio-libro del romanzo (disponibile qui), audio-libro interamente realizzato in collaborazione con Gilmour che, a complemento della storia, ha anche registrato diverse partiture. Racconta Polly:
«Non abbiamo deciso di lavorare insieme sull’audio-libro, ma il lockdown mi ha imposto di raccontare e sono grata a David per essere entrato nei panni del produttore.»
In seguito Gilmour ha deciso di far uscire Yes, I have ghosts come singolo e dal 3 luglio il brano è disponibile in radio e in digitale (qui).
Parlando della realizzazione del brano e della collaborazione con la figlia, Gilmour ha dichiarato:
«Stavo lavorando a questa canzone quando è cominciato il lockdown e ho dovuto cancellare la sessione di registrazione con i coristi ma, come si sa, non tutto il male vien per nuocere e non avrei potuto essere più felice di scoprire come la voce di Romany si fonde perfettamente con la mia, e il suo modo di suonare l’arpa è stata una rivelazione»
Prima del lockdown David, Polly e la famiglia stavano per presentare il romanzo A theater for dreamers in un mini-tour, con uno show interamente realizzato da loro che mescola e intreccia parole e musica con l’intento di creare un’esperienza unica e innovativa, come raccontato da Polly:
«Volevamo esplorare le possibilità creative del formato e produrre qualcosa di nuovo, fresco e innovativo. Collaborando con David – come ho fatto già molte volte in questi 30 anni, scrivendo sia per lui che per i Pink Floyd – siamo riusciti a fondere i mondi della letteratura e della musica per migliorare l’esperienza di ascolto e connetterci con il pubblico in un modo che non credo sia mai stato fatto prima»
Purtroppo, queste date sono state rimandate a giugno 2021.
L’autrice del romanzo, Polly Samson, che lavora nell’industria editoriale dall’età di 14 anni, ha conosciuto David negli anni novanta ed è coautrice di ben sei delle undici canzoni dello storico, monumentale album The division bell, cosa che la rende l’unica donna coautrice di canzoni dei Pink Floyd (l’unica altra donna che ha collaborato con loro è stata Clare Torry, cantante della celebre The great gig in the sky). David e Polly si sono sposati nel 1994, proprio durante il The division bell Tour, e dalla loro unione sono nati i figli Joe, Gabriel e Romany.
La Von Trapped Family e l’omaggio a Syd Barrett
Durante questo periodo di quarantena David Gilmour – isolato nella propria casa con la famiglia – ha deciso di creare il format The Von Trapped Family, ossia una serie di dirette streaming, trasmesse dalla soffitta di casa, per rimanere in contatto e trovare nuove vie di comunicazione con i propri fan e followers.
In occasione dell’uscita del libro, la famiglia Gilmour ha messo a disposizione dei fan una sessione in streaming di domande e risposte e ha presentato un assaggio di quello che sarebbe stato lo show: gli spettatori si sono ritrovati catapultati sull’isola greca di Hydra nel 1960, tra letture del libro, poesie e musica, tra cui la versione strumentale di Yes, I have ghosts e varie canzoni di Leonard Cohen, ad esempio Bird on a wire, So long, Marianne, Fingertips e Hey, there’s no way to say goodbye, per citarne alcune.
Gilmour ha anche fatto una straordinaria sorpresa ai fan, facendo un emozionante, vibrante tributo a Syd Barrett: ha infatti cantato due delle sue canzoni da solista, Octopus e Dominoes, brani a cui aveva lavorato anche come produttore. Gilmour ha inoltre raccontato alcuni aneddoti personali, descrivendo come fosse il suo rapporto con Syd e ricordando che la loro amicizia era iniziata quando avevano 14 anni e frequentavano insieme la scuola d’arte. Parlando di Barrett, ha detto:
«Era uno scrittore e un leader anticonformista. Era un paio di anni più giovane degli altri ragazzi, ma era molto, molto intelligente. In qualche modo […] ha perso la ragione. Ci sono tutte queste teorie a riguardo, e certamente credo il tutto sia stato aggravato dal suo abuso di droghe. Ma era una persona incredibilmente divertente e un poeta brillante»
Ecco la diretta completa della sessione:
Insomma, anche se non anticipa una nuova uscita discografica, Yes, I have ghosts è comunque una sorpresa magnifica e graditissima, un brano bellissimo destinato a rimanere nel cuore di molti. D’altra parte, quando si parla di Gilmour si parla di uno degli artisti più importanti e significativi della storia del rock. E questo, come sempre, fa la differenza.
Adriana Serra