I God Is an Astronaut con i loro paesaggi sonori eterici ed emozionali accompagnati da dinamiche mozzafiato e melodie travolgenti si esibiranno a Milano, Bologna e Ciampino (Roma) nel prossimo mese di maggio.

Originari del villaggio di Glen of the Downs, a sud di Dublino, God Is an Astronaut è un gruppo post rock formatosi nel 2002 dai fratelli gemelli Kinsella alla tenera età di 26 anni: Torsten (voce, chitarra, piano) e Niels (basso). Si accoda subito dopo al gruppo Lloyd Hanney alla batteria. Nel 2006 si impongono al pubblico internazionale con l’EP A Moment of Stillness piazzandosi in vetta alle classifiche irlandesi per ben tre settimane. Nel 2010 reclutano un quarto componente Jamie Dean (piano, tastiera) per registrare Age Of The Fifth Sun. Quest’ultimo lascia il gruppo nel 2017 e viene sostituito da Robert Murphy.

Il post rock è un’avventura in sé, uno stile musicale a parte, un viaggio improbabile nelle terre inesplorate. Con il disco del 2015 Helios / Erebus marcano un incredibile evoluzione: le chitarre guadagnano in importanza, le sonorità oniriche restano tuttavia ben presenti, i musicisti hanno voglia di sperimentare altri suoni. In Vetus Memoria, ad esempio, il viaggio inizia da una barca alla deriva in un oceano fantastico, il vento si leva con un piano che integra il tutto con linee melodiche. È alla fine del pezzo che la tempesta si leva senza pietà e con forza grandiosa scuote la calma confortevole dove si era piombati. Le chitarre accelerate ci ricordano che nulla è sicuro nel post rock, sia la tranquillità che il ritmo e la saturazione sono sempre presenti.

Il 27 aprile esce il loro ultimo disco Epitaph. Sette le traccie del nuovo album pregno di malinconia. La prima traccia, la title track appunto, definisce il mood del disco. Presenti il dolore e la perdita. Il piano prende posto mentre le luccicanti chitarre danno il via a esplosioni di furia verso un viaggio di nostalgia malinconica. Una liberazione sperimentata termina quando un’esistenza travagliata finisce, è il caso di Mortal Coil seguita dal cupo presagio di Winter Dusk.

La quinta traccia Komorebi è una splendida parola giapponese che ha come significato “la luce che filtra tra le foglie degli alberi”. In essa si manifesta un desiderio nostalgico verso una persona, un luogo o una cosa che è lontana, molto lontana, al punto di scivolare via per sempre. Oisin chiude l’album in memoria del cugino dei gemelli morto all’età di 7 anni. In quattro intensi minuti la tristezza e il desiderio provati sono più che mai presenti. Un disco quindi da ascoltare più volte per meglio assaporarlo.

Le date italiane

  • 5 maggio: Milano – Fabrique
  • 6 maggio: Bologna – Estragon Club
  • 7 maggio: Ciampino (Roma) – Orion