Ozzy Osbourne: la lunga carriera del Principe delle Tenebre
Il tour che farà tappa al Firenze Rocks il 17 giugno – unica data italiana – è uno di quelli destinati ad entrare nella storia. Il No More Tours 2 sarà l’addio alle scene di uno degli antesignani del metal, anzi del “Padrino dell’Heavy Metal” Ozzy Osbourne. Dopo una carriera lunga quasi cinquant’anni e 2.500 concerti in tutto il mondo, John Michael “Ozzy” Osbourne ha deciso di ritirarsi. Sul palco della Visarno Arena il Prince of Darkness sarà accompagnato dai suoi fedelissimi, Zakk Wylde alla chitarra, Blasko al basso, Tommy Clufetos alla batteria e Adam Wakeman alla tastiera.


Per delineare la figura di Ozzy e non si può prescindere dalla sua esperienza come frontman dei Black Sabbath. Insieme a Led Zeppelin e Deep Purple, questa band hard rock ha posto le basi negli anni 70 di quella che nel decennio successivo sarebbe stata la scena metal. In questa triade di capostipiti i Black Sabbath sono l’elemento più dark, più nichilista, quello che più influenzerà le tematiche della progenie metal, soprattutto della corrente death.
Nel 1970 esce l’album Black Sabbath, dove la voce sulfurea di Ozzy, che canta brani dalla tematica occultista come Evil Woman e Wizard, colloca immediatamente il gruppo sul lato oscuro dell’hard rock. Nello stesso anno esce Paranoid ed è subito un grande successo, certificato da ben 12 dischi di platino: singoli come la title track, che parla di disagio psichico, o come War Pigs, contro la guerra in Vietnam, o ancora come Iron man, dagli echi fantascientifici, mostrano quanto la band sappia esplorare anche territori diversi da quello gotico.
Ad un ritmo piuttosto serrato i Sabbath pubblicano altri album di grande valore e successo, quali Master of Reality (1971), Vol. 4 (1972), Sabbath Bloody Sabbath (1973) e Sabotage (1975), fino a quella che viene considerata da molti critici la prima caduta di stile, Technical Ecstacy del 1976. A causa del protrarsi dei problemi con alcool e droga, e dopo la disfatta dell’album Never Say Die (1978), Ozzy verrà cacciato dalla band e cadrà in una lunga depressione


Lasciata ormai l’Inghilterra per gli USA, riuscirà a risollevarsi grazie al supporto di quella che diventerà sua moglie e la sua manager, Sharon Ardner. Ozzy ha in mente un progetto solista, trova i musicisti, si mette all’opera e nel 1980 fa uscire Blizzard of Ozz, che contiene i celeberrimi singoli Crazy Traine Mr. Crowley. Del 1981 è Diary of a Madman: un altro album di successo suonato con gli stessi musicisti di quello precedente, ossia Randy Rhoads alla chitarra, che l’anno dopo morirà in un incidente aereo, Bob Daisley al basso, Lee Kerslake alla batteria e Johnny Cook alle tastiere.
Con una formazione nuova, fatta salva la presenza di Bob Daisley, escono gli album Bark at the Moon (1983) e The Ultimate Sin (1986), dove le sonorità si avvicinano all’hair metalin voga in quegli anni. Il ritorno ad un suono più duro avverrà con l’ingresso del chitarrista Zakk Wylde, che avrà con Ozzy un rapporto di profonda amicizia e stima. Bisognerà aspettare quattro anni per un nuovo lavoro da studio, No More Tears, per la stesura del quale Ozzy collabora, oltre che con i componenti del gruppo, addirittura con Lemmy Kilmister, leader dei Motörhead. L’album ha un grande successo e contiene il singolo I Don’t Want To Change The World, che vale a Ozzy e soci un Grammy come“Best Metal Performance”. Nel 1995 esce Ozzmosis, opera che divide critica e pubblico, mentre nel 2001 arriva Down to Earth, un album molto potente.


I primi anni Duemila sono segnati dalla partecipazione di Ozzy, Sharon e figli al reality show di MTV The Osbournes, un’esperienza molto discutibile secondo la gran parte dei suoi fan. Gli ultimi dischi sono Black Rain del 2007, dove un grande uso di sintetizzatori avvicina l’album a sonorità industrial, e Scream del 2010, che contiene il singolo Let Me Hear You Scream.
La lunga carriera di Ozzy Osbourne è segnata da concerti storici, come quello della reunion dei Black Sabbath al Live Aid del 1985, o quello al Moscow Music Peace Festival del 1989. Il tour d’addio che toccherà il Firenze Rocks sarà l’occasione per celebrare questo personaggio che, nel bene e nel male, è un tassello irrinunciabile nel grande mosaico della storia del rock e del metal, specialmente della sua anima più oscura.