I graffianti Tool attesi al Firenze Rocks
I Tool, una delle più famose rock band americana di Los Angeles (California) si esibiranno questa estate al Firenze Rocks. Il gruppo nasce nel 1990 da Danny Carey (batteria), vero motore propulsivo delle lunghe tracce della band, Adam Jones (chitarra), Maynard James Keenan (voce) e, dal 1995, da Justin Chancellor (basso) sostituendo il bassista originale Paul D’Amour.
Il nome della band deriva dai trascorsi del front man. Keenan, infatti, era un aspirante Marine e Tool in gergo militare è una persona che segue rigidamente ogni comando che gli viene ordinato e che tradisce anche i migliori amici pur di conseguire i propri scopi. Il loro è un alternative metal e art rock americano che presta anche influenze dal rock progressivo e psichedelico.
Nel ‘92 arriva il loro EP Opiate dove si intravedono o meglio si ascoltano le inclinazioni sonore della band. Grazie ai Nirvana, pionieri del grunge tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta, i Tool ridimensionano i temi del loro album di debutto Undertow. Caratterizzato dalla sua estetica nichilista e ammaliante segnano qualcosa di radicalmente nuovo che trae ispirazione da storie d’amore perverse o dalle tante, troppe, discrepanze che intaccano la società americana, sul piano religioso come su quello dei rapporti sociali.
Il gruppo va in tour con il grande circus del Lollapalooza, acquistando ancora più popolarità. Il passo successivo è Ænima (1996). La proposta musicale si dilata ancor di più, vengono aggiunte al tessuto sonoro, già molto fitto, percussioni, campionamenti, suoni orientaleggianti e effetti alieni. Basti pensare all’intro di Eulogy, suonata da Adam Jones: utilizza le corde dopo il ponte della sua Les Paul mentre con la mano sinistra tiene un accordo di Mi.
Message To Harry Manback: un messaggio di minacce e improperi in italiano lasciato sulla segreteria telefonica da un amico del cantante e accompagnato sul disco da un malinconico pianoforte. Hooker with a Penis rimanda alle sonorità dure e pura di Opiate. Pushit e Ænema sono tra i pezzi più trasognati e trascinanti dei Tool. Un continuo mutare d’atmosfere, di suoni, con la voce di Maynard. Tutto fa pensare a un Caronte in viaggio verso il lato più oscuro dell’uomo.
Il terzo tassello della discografia dei Tool è Lateralus ed in esso si nota un cambiamento.I temi cari del passato lasciano spazio a una certa vena spirituale, rappresentata anche dal booklet del disco: un corpo umano su sfondo trasparente che, pagina dopo pagina, si spoglia gradualmente delle proprie carni, lasciando intravedere alla fine, la scritta GOD nel cervello dell’uomo.
Non ci resta che prepararci a vederli dal vivo il prossimo 13 giugno!
Rosita Auriemma